I gestori veneti fanno squadra per tutelare la qualità e la sicurezza dell’acqua

Nel 2019 i 13 gestori del servizio idrico del veneto avviavano un percorso di confronto con l’obiettivo di definire una metodologia condivisa per la prevenzione e la gestione del rischio sull’intera filiera idropotabile. Una metodologia, da sviluppare sulla base delle Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e delle esigenze del territorio.

A portare avanti il progetto il gruppo di lavoro multidisciplinare formato da:

 

Frutto di tale lavoro congiunto, che ha messo in condivisione i rispettivi know how, lo sviluppo di un Piano di sicurezza dell’acqua (Water Safety Plan) applicabile a tutta la regione.

 

Il collaudo a Villaverla

Per testare l’efficacia della metodologia messa a punto, il gruppo di lavoro si è trovato presso l’impianto acquedottistico di Villaverla, in provincia di Vicenza, insieme ai tecnici dell’ARPAV e della Direzione Salute e Prevenzione della Regione Veneto. Qui è avvenuta una sorta di “collaudo” della gestione del campo pozzi. È stata applicata sul campo la metodologia condivisa di valutazione del rischio alla fase di captazione, considerando sia le condizioni di funzionamento ordinario sia di emergenza. Condizioni di emergenza quali un periodo di siccità prolungato o uno sversamento irregolare nelle acque.

In questo modo si è potuto valutare l’efficacia delle azioni e interventi strutturali applicate per mitigare il rischio, come, per esempio, l’applicazione di sensori e strumentazioni che possano avvisare con largo anticipo situazioni di potenziale criticità.

 

Il vantaggio di fare sinergia

Il risultato è frutto di un importante lavoro di squadra dei gestori e di confronto con le realtà istituzionali e associazioni di categoria, nato anche grazie alla forza di coesione di Viveracqua, la società consortile che dal 2011 promuove la collaborazione tra i diversi attori impegnati nella gestione idrica.

L’attività poggia infatti su un approccio collaborativo alla base di altre importanti esperienze che i gestori veneti hanno portato avanti insieme. Tra queste la contaminazione PFAS e l’acquedotto Regionale Mosav, che ora costituiscono un patrimonio comune per le realtà.

Esperienze, inclusa quest’ultima, che hanno permesso di instaurare una rete di collaborazione strategica per affrontare in sinergia le sfide comuni, come i grandi cambiamenti climatici, e le problematiche del singolo gestore e territorio. Un metodo di lavoro dove ogni azienda amplia il patrimonio di conoscenze e competenze, grazie anche al know how degli altri.

Ora l’esito del lavoro sui piani sicurezza dell’acqua sarà comunicato e validato dalla Regione Veneto, dal ministero della Salute e dall’Istituto Superiore della Sanità per poi essere applicato a tutti gli acquedotti veneti. 

 


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