Israele, Grecia e Cipro uniti nel nome del gas


Lo scorso gennaio a Nicosia, capitale della Repubblica di Cipro, il presidente Nicos Anastasiades, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il premier greco Alexis Tsipras hanno stretto un’importante partnership energetica. Al centro del summit, il progetto che prevede lo sviluppo di una nuova rotta energetica nel Mediterraneo. Il piano consiste nella costruzione di un gasdotto in cui far confluire le risorse di gas naturale di Cipro e Israele e la realizzazione in Grecia di un terminal da dove far partire le esportazioni verso l’Europa. Per verificare la fattibilità dell’opera è stato formato un comitato che studierà anche la possibilità di collegare le reti elettriche dei tre Paesi attraverso la posa di un condotto sottomarino e la messa in funzione di un centro di convergenza dei cavi nell’isola greca di Creta. Se le condizioni tecniche e ambientali saranno considerate idonee, i lavori potrebbero partire già il prossimo anno.

La partnership è destinata ad ampliarsi gradualmente anche ad altri settori strategici per le economie dei tre Paesi: gestione delle risorse idriche, turismo, sviluppo di alte tecnologie, ma anche una cooperazione per missioni di soccorso dei migranti che attraversano il Mediterraneo partendo dalle coste siriane e turche.

Nell’inquadrare la portata di questo accordo l’occhio non può che cadere però sull’illustre assente del vertice di Nicosia, la Turchia. Sia Netanyahu che Tsipras hanno specificato che l’intesa raggiunta “non andrà contro nessuno”, riferendosi al governo turco. Eppure, difficilmente i dissidi alla base delle tensioni tra Turchia da una parte e Grecia e Israele dall’altra verranno tenuti lontani da questa partnership.

Netanyahu e Tsipras sono certi che questo accordo permetterà di fare dei passi avanti quantomeno per rendere più sicura l’area del Mediterraneo che bagna le coste di Turchia e Siria. Ma Ankara, che da decenni si oppone allo sfruttamento di riserve di gas in mare aperto da parte del governo di Nicosia, non è dello stesso avviso e presto potrebbe mettersi di traverso per non restare tagliata fuori da questa nuova rotta energetica.


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