Quanto piace “l’acqua del sindaco”!


Il Ministero della Salute ha validato il Manuale di Corretta Prassi Igienica per la distribuzione di acqua affinata, refrigerata e/o gasata da unità distributive automatiche aperte al pubblico messo a punto da Acqua Italia, l’associazione dei costruttori di impianti e componenti per il trattamento delle acque primarie (Anima – Confindustria). Il documento rappresenta un importante strumento che fornisce indicazioni e criteri generali per operare nel campo dei Chioschi dell’Acqua, gli erogatori che mettono a disposizione dei cittadini acqua prelevata dalla rete idrica per tutti i gusti: a temperatura ambiente o refrigerata, liscia o gassata grazie all’aggiunta di anidride carbonica.
Un campo delicato, in quanto la distribuzione automatica dell’acqua si configura come somministrazione di bevande, soggetta a specifica normativa, e gestori e manutentori dei Chioschi, assumendo la veste di “Operatori del settore alimentare”, devono garantire la sicurezza igienica della bevanda (Regolamento CE 852/2004).
La pubblicazione del Manuale nasce per promuovere la diffusione di questi dispositivi, che riscuotono sempre più consenso presso le amministrazioni Comunali e i cittadini. I Chioschi o le Case dell’Acqua erano circa 213 nel 2010 e alla fine dello scorso anno il loro numero ha raggiunto le 817 unità. Un successo che premia l’iniziativa delle utility finalizzata a valorizzare la qualità della risorsa distribuita dalle reti, fornendo ai cittadini un servizio aggiuntivo con tutta una serie di benefici ambientali, economici e sociali.
Per averne un’idea, basta guardare all’esperienza di Cap Holding che sul territorio della provincia di Milano, dove gestisce il servizio idrico, in collaborazione con i Comuni ha già attivato oltre 130 Case dell’Acqua, la prima nel 2005, e procede al ritmo di circa 20 realizzazioni all’anno.
Ogni Casa distribuisce mediamente circa 1.500 litri di acqua al giorno, equivalenti a 1.000 bottiglie di plastica da 1,5 l. Moltiplicando questo numero per tutti i 130 punti di distribuzione, le bottiglie eliminate diventano 130.000 al giorno e ben 47,5 milioni all’anno. A questo si aggiungono i benefici ottenuti dalla mancata produzione dei contenitori. La produzione di 1 kg di PET, dal quale si ottengono 25 bottiglie, comporta infatti il consumo di circa 2 kg di petrolio e 17,5 litri d’acqua, e rilascia in atmosfera 40 g di idrocarburi, 25 g di ossidi di zolfo, 20 g di ossidi di azoto, 18 g di monossido di carbonio e 2,3 kg di anidride carbonica. L’acqua distribuita da un solo distributore di Cap al giorno, pertanto, permette di evitare lo spreco di 40 kg di petrolio e di 700 l di acqua, e comporta mancate emissioni in atmosfera di 1,6 kg di idrocarburi, 1 kg di ossidi di zolfo, 800 g di ossidi di azoto 720 g di monossido di carbonio e di 92 kg di anidride carbonica!
L’entità dell’impatto complessivo sull’ambiente deve poi tener conto anche dei risparmi di emissioni legate al trasporto dell’acqua imbottigliata, che viaggia da una parte all’altra dell’Italia prevalentemente su gomma, generando quindi traffico e ulteriore inquinamento.
Anche sotto il piano economico i vantaggi dell’iniziativa sono evidenti. I costi per gli utenti sono davvero irrisori e vengono imposti per lo più per sensibilizzare i cittadini sul valore dell’acqua erogata. Ad esempio, ogni litro di acqua gasata prelevato dai distributori di Cap, quella liscia è gratuita, ha un costo di soli 0,05 euro. Cifra che comunque consente al Comune di sostenere le spese di gestione e manutenzione della Casa, che comprendono le verifiche delle apparecchiature, i campionamenti e le analisi dell’acqua erogata, la disinfezione, la sostituzione dei componenti soggetti ad usura (lampade UV, filtri a cartuccia), la pulizia periodica, il rifornimento della CO2 alimentare per l’acqua frizzante, l’affitto dei recipienti di stoccaggio della CO2, i controlli di sicurezza e l’energia elettrica. Tutto nel rispetto del protocollo previsto dalla certificazione ISO 22000/2005 sulla sicurezza alimentare, che le Case dell’Acqua del Gruppo CAP hanno ottenuto, che prevede un rigoroso programma di controlli periodici e analisi dell’acqua erogata.
Infine, tali iniziative hanno anche un importante risvolto sociale, dal momento che la maggior parte dei Comuni scelgono di affidare la gestione delle Case a cooperative di tipo B, che prevedono l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.


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